Lo scorso mese, accolto da un tripudio di gioia, è ricominciato il Bookeaterclub, il club per mangiatori di libri ideato e animato con tanta passione e bravura da Camilla di Zelda was a writer.
L’emozione questa volta è stata doppia perché si tratta del mio primo Bookeaterclub da libraia!
Questo significa che appena ho letto il titolo del libro del mese, Dai tuoi occhi solamente, di Francesca Diotallevi, edito da Neri Pozza, ho fatto un balzo sulla sedia perché le mie sinapsi avevano appena circuitato. Di fronte hai miei occhi avevo: Lei. Vivian Maier, di Cinzia Ghigliano, edito da Orecchio acerbo.
Ormai mi succede sempre così: tu mi dici una parola e il mio cervello pensa a un libro. Ho iniziato a misurare in libri.
Insomma, non me lo sono fatto ripetere due volte e, dopo aver letto in apnea il libro di Francesca Diotallevi, ho iniziato a sfogliare l’albo di Cinzia Ghigliano.
Iacta alea est. Anche i mini Bookeaters devono avere la possibilità di conoscere la storia di Vivian Maier. Fare amicizia, nel rispetto della sua anima introversa e fragile, con una bambinaia che ha deciso di lasciare privata la sua arte, senza sbandierarla al mondo. Per diffidenza? Per sfiducia? Perché le è mancato quel pizzico di coraggio in più? Forse per tutto questo e chissà cosa altro.
Un talento puro, cristallino, che chi, come me, è nato senza alcun talento in particolare, può solo fermarsi ad ammirare con la mascella penzolante.
Cara Vivian, te lo assicuro, saremmo state grandi amiche.
Non avremmo avuto nemmeno il bisogno di dircelo.
Avremmo parlato poco, camminato tanto, osservato tutto. Mimetizzate nell’indifferenza della città, risalendo controcorrente marciapiedi affollati, saremmo diventate le più grandi cacciatrici di storie mai esistite. Custodi delle storie che le persone non sanno di vivere.
“Dicono fosse di poche parole, lunatica, scostante. Me le persone per lei erano tutto. Ogni persona una storia”.
Tu l’avevi capito che il mondo poteva avere molti volti, e tutti diversi.
Come in un campo elettromagnetico, le storie degli altri ci si schiantano addosso come onde perché avvertono l’elettricità, la scintilla che ha saputo coglierle e per tutta risposta si propagano verso di noi. Non ci si può fare niente.
Tu le avresti catturate nell’obiettivo della tua Rolleiflex, io le avrei raccolte in un mazzo di parole.
Non avremmo avuto paura di dire addio, noi che l’abbandono l’abbiamo vissuto e non ci spaventa più. Sappiamo che niente dura per sempre, perché il mondo ci è già crollato addosso più volte e noi, con ostinazione, l’abbiamo rimesso in piedi. Ci siamo rimesse in piedi.
“Io sono la penna con cui quel diario è stato scritto. Io, l’occhio strano che ha testimoniato la straordinarietà del quotidiano”.
A volte ci siamo trovate fuori luogo, così lontane dal posto in cui avremmo voluto essere, così lontane dalla persona che avremmo voluto essere.
Avremmo riconosciuto i nostri vuoti e le nostre ombre, senza tentare di colmarli o di dissiparle, ma con la sola attenzione di non precipitarvi o lasciarci inghiottire. Avremmo imparato a farci i conti.
Avremmo bevuto tazze di caffè amaro, con la consapevolezza che la libertà val bene il prezzo della solitudine.
Tu hai deciso di tenere per te la tua arte, Vivian, un talento spaventoso che hai temuto potesse sopraffarti. Ti capisco. Oh, se ti capisco.
Ho scritto, ogni volta che la gola si faceva tropo stretta e l’aria faceva fatica a passare. Ho letto consumando le pagine con i pugni serrati, lasciando cadere le lacrime, digrignando i denti. E poi ho scritto, ancore e ancora. Ho scritto diari, ho scritto lettere, biglietti e messaggi.
Il passato non si dimentica, Vivian, ma per me è ora di voltare pagina e provare a scrivere un’altra storia. Una storia che non ha niente a che fare con la capacità di soddisfare le aspettative degli altri.
Non mi sono mai misurata veramente con le mie capacità, forse per la paura di scoprire di non averle, forse perché pensavo che non mi avrebbero portato da nessuna parte.
Invece mi hanno portato qui, in una libreria. Nella mia libreria. Quasi non riesco a scriverlo per la paura che mi fa. Ma non intendo mollare, non ora. Tutto quello che devo fare è solo compiere un passo, mettere un piede davanti all’altro con costanza e pazienza.
E il mio primo passo in questa libreria lo dedico a te, Vivian.
Dicono che fossi di poche parole, lunatica, scostante.
Ma le persone per te erano tutto. Ogni persona una storia.
La tua Rolleiflex è stata la penna con cui hai scritto il tuo diario. L’occhio strano che ha testimoniato la straordinarietà del quotidiano. A te nessuno dettava regole.
Benvenuta nella Libreria Lotta, cara Vivian. Qui non abbiamo regole, se non quella che ognuno ha il diritto di scegliere solo quello che fa per sé. Sono sicura che ti troverai a tuo agio.
Puoi scoprire la storia Vivian Maier nel meraviglioso albo illustrato Lei. Vivian Maier, di Cinzia Ghigliano. Editore Orecchio acerbo.
Grazie a Camilla di Zelda was a writer, per aver inaugurato la nuova stagione del Bookeaterclub con Dai tuoi occhi solamente, di Francesca Diotallevi che, dopo aver ripercorso le tracce, poche a dir la verità, lasciate da Vivian Maier, ha deciso di restituircele con un racconto in punta di dita.