Edit 22 marzo 2021
Come è andata La festa del papà
Sabato 20 marzo alle ore 10:00 per i tipi mattutini e il pomeriggio alle ore 16:00 abbiamo festeggiato la Festa del Papà con un appuntamento speciale. Prendendo spunto dalle storie straordinarie di Chistopher, Ellie, Phil e tanti altri papà che vogliono prendersi cura delle loro figlie e non hanno paura di tenere in mano una spazzola, abbiamo organizzato una festa ad alto tasso di amore.
Avevamo previsto di svolgerla al parco adiacente la libreria, il Parchetto Piermarini, ma l’entrata in vigore dei provvedimenti relativi alla zona rossa ha fatto saltare ogni piano. Ci siamo spostati on line e per stare vicino ai nostri volenterosi papà, si è aggiunta a noi la nostra amica Claudia, parrucchiera di quartiere.
Abbiamo accolto i partecipanti con la lettura animata di Stammi vicino papà (qui trovi una selezione di albi illustrati dedicati al papà), poi abbiamo preso in mano le spazzole e abbiamo pettinato, fatto code alte, code basse, torchon con le mollette, creste di dinosauro a tre (e anche quattro capi per i più temerari), trecce e, infine, le orecchiette da orso.
Abbiamo visto papà seriamente impegnati ed emotivamente coinvolti, pronti a ridere di sé con la serenità d’animo di chi ha il cuore forte e pulito. Abbiamo visto la fiducia con cui le loro bambine li lasciavano fare, sicure che, vicino ai loro papà, tutto sarebbe andato per il meglio.
Abbiamo concluso e ci siamo salutati con la lettura di Cuore di papà, la storia di un papà e della sua bambina che vivono nel cuore del faro, felici di un amore raro, tipico del cuore caldo di chi è abituato a custodire.
Oggi abbiamo creato ricordi futuri da custodire con cura e rispetto. Ecco qualche immagine.
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La festa del papà secondo noi
Quante volte all’entrata di scuola hai sentito la frase “Guarda quella bambina, di sicuro stamattina l’ha preparata il papà per venire a scuola” alludendo ai capelli spettinati, all’abbigliamento non perfettamente matchy, a una globale aura di disordine e sciatteria.
A me è capitato e, lì per lì, non ci ho fatto caso. Ho anche sorriso, sono stata al gioco, quel gioco delle parti che vuole che gli uomini siano incapaci di pettinare i capelli, fare una coda, appuntare una molletta.
Poi, due anni fa, ho dovuto affrontare un’operazione chirurgica e sono stata ricoverata in ospedale una settimana. Mio marito si è occupato dei bambini, dei suoi figli, e loro erano più belli e in salute che mai. Mia figlia frequentava anche un corso di danza all’epoca (per fortuna una parentesi che è durata poco) e suo papà ha tenuto botta con tutù, calze, scaldacuore, scarpette e, grazie a un tutorial on line, le ha anche fatto lo chignon con tanto di retina e mollette.
Però, alle vote, stereotipi e luoghi comuni sono talmente radicati che si finisce per crederci. Così capita che un papà preferisca passare la spazzola nelle mani della mamma e non provarci nemmeno.
Per fortuna però non tutti i papà smettono di provarci, così qualcuno è stato chiamato “mammo”. Come se non esistesse una parola per l’uomo che culla, che tiene in braccio, che cambia il pannolino, che pettina la propria figlia prima di portarla a scuola, che la ascolta ed è lì per lei. Un uomo che si occupa dei propri figli, non è un “mammo”, è un padre. Ed è una cosa grande e meravigliosa essere un padre. E la parola è proprio questa, non ne servono altre: papà.
Swedish Dads
«Questa storia che a fare troppo i papà si diventa mamme mi fa molto ridere. Sembra una farsa buona per dar fiato a qualche fanatico del determinismo genetico. I ruoli sono anche vestiti che si può scegliere di provare, ma poi li devi portare. E se decidi di essere padre, prima di tutto devi farlo, devi esserci». Christoph Fielder, produttore alla FolkOperan di Stoccolma e padre di Linh-Mae, 2 anni.
Eli Frankel è un attore, ha fatto tre congedi mai più corti di 8 mesi. Dice una cosa che ripetono tutti: «Avevo mille idee sul padre ideale e ho dovuto rimettermi in discussione su tutto. Ma non riesco nemmeno a sognare di avere un figlio senza prendermi molto tempo per lui. È questione di responsabilità, prima di tutto, ma anche di realizzazione di sé».
Christoph ed Elli sono alcuni dei papà svedesi le cui storie sono raccontate da Simone Sabattini in un bellissimo reportage che descrive il sistema di congedi parentali in Svezia e, a leggerlo, sembra un mondo capovolto, anzi, sarebbe meglio dire raddrizzato.
Chi ha bimbi piccoli lo sa: la storia del tempo di qualità è una balla. La quantità serve, eccome. Serve esserci, fare la propria parte con i figli, ogni giorno, e poter allo stesso tempo continuare a crescere nel proprio lavoro.
Hair Love
Lo sapevi che il cortometraggio animato che ha vinto il premio Oscar è la storia di un papà che pettina la figlia?
Si chiama “Hair Love” e racconta di un papà afroamericano deve imparare ad acconciare i capelli della figlia Zuri, ma i capelli della piccola sono foltissimi e indomabili: dopo un primo tentativo fallito, l’uomo, vista la delusione e la frustrazione negli occhi della figlia, decide di fare del suo meglio e riesce finalmente a sistemarli.
Il punto non è fare un’acconciatura perfetta, ma passare più tempo con le proprie figlie, prendersene cura condividendo un momento di profonda intimità e benessere, al di là degli stereotipi di genere ridefinendo il concetto di mascolinità e il ruolo dei padri nella cura dei figli.
La “Daddy Daughter Hair School”
Nella stessa situazione si è trovato anche Phil Morgese, un papà americano che si occupa da solo della figlia Emma da quando lei aveva 1 anno. Ogni volta che le metteva una molletta, questa le cadeva subito, quando faceva una coda di cavallo era tutta storta, con i bozzi e i capelli scappavano via da tutte le parti.
È partito quindi dalle basi e piano piano ha mostrato ai papà che con un pettine, un pizzico di attenzione e tanto amore, ci si può occupare alla perfezione dei capelli delle proprie figlie.
La sua fama è cresciuta e ha iniziato a tenere corsi gratuiti per altri papà: corsi di acconciature utili per fare felici le proprie bambine e intensificare il rapporto padre e figlia. Che siano padri single come lui o che abbiamo al loro fianco la madre della bimba, Phil li aiuta a fare qualcosa di diverso rispetto ai ruoli che, spesso, la nostra società ci impone.
È nostro compito, come papà, supportare in ogni aspetto le nostre figlie. Gli uomini che frequentano i miei corsi sono forti e sicuri di sé perché sono pronti ad andare contro tutto e tutti per il bene dei loro figli. Non lasciamo che gli stereotipi di genere e i tradizionalismi ci ostacolino la strada. Anche gli uomini possono pettinare i capelli.
Yes, Phil. Dads can do it all.
Caro papà…
Eccitazione, paura, la sensazione che il tempo si fosse fermato. Così descrivono le loro sensazioni i papà che hanno preso parte alla campagna di Dove Men Care “Dear future dads”, per sostenere il congedo parentale, quando si sono resi conto di essere diventati dei papà. E il loro messaggio ai futuri papà è chiaro: fai tutto ciò che ti è possibile per esserci, non bene pentirai, perché nessuno ti potrà mai restituire quei momenti, una volta passati li avrai persi per sempre.