Lotta festival: ci vuole un villaggio per crescere un bambino

19 Luglio 2021 | Eventi

Dopo il grande entusiasmo con cui è stata accolta la prima “Festa di mezza estate“, abbiamo deciso di continuare ad animare le sere d’estate al parco con un nuovo programma di incontri: il Lotta Festival!

Che cos’è? Tre serate a luglio e tre a settembre per un festival di libri, musica, danza e teatro all’aria aperta.

In ogni appuntamento lettura animata di un albo illustrato, con la partecipazione e l’interpretazione artistica di musicisti, attori e danzatori ad arricchire di magia la narrazione.
Ma non è tutto, per ogni albo abbiamo pensato ad un’attività laboratoriale, lettere, colori, stoffa e altri materiali, per trasformare con creatività ed immaginazione ogni lettura in una storia da vivere e portare a casa. 

Abbiamo scelto letture che avessero per protagonisti bambini e bambine coraggiosi e intraprendenti che cercano di cavarsela da soli in un mondo in cui le relazioni tra adulti e bambini sono basate sull’empatia e sul rispetto. Non sono mai soli, ma imparano a fare da soli, circondati da adulti che hanno fiducia nelle loro capacità e li lasciano libere di esprimere sé stessi.

Ecco il programma

Edit del 17/09/21 l’appuntamento con la lettura e il laboratorio previsto per venerdì 17/09/21 è annullato a causa del maltempo

Perché partecipare?

Perché chi non parte per le vacanze non deve essere obbligato ad attraversare mezza città per trascorrere una serata ascoltando buona musica in uno spazio verde.

Perché le storie non abitano solo i grandi teatri del centro.

Di seguito le foto e i dettagli di ogni appuntamento.

Pino ha perso le parole

Pino è un piccolo gnomo che vive nel bosco. Non parla quasi mai, ama stare da solo e gli animali del bosco lo rispettano lasciandolo in pace. Gli piace sdraiarsi nell’erba, chiudere gli occhi e ascoltare i versi degli animali. Dopo un lungo silenzio, Pino, decide che vuole parlare, ma le parole non gli escono. Cerca le lettere da ogni parte per formare le parole che dentro di sé, ma niente. Ogni parola gli rimane nella gola. Un giorno si troverà di fronte un orso grande e arrabbiato e dopo un momento di paura sente che c’è bisogno di tirar fuori la voce e rimettere a posto quel prepotente.

La lettura animata ha coinvolto i bambini grazie a Chiara, la nostra “Pino” che ha interpretato il personaggio con grande delicatezza, ma anche tanta forza e determinazione. Insieme, abbiamo ascoltato i versi degli animali e provato a riconoscerli uno dopo l’altro. Poi abbiamo aiutato Pino a riconoscere le lettere dell’alfabeto che erano seminate nel parco.

Con il laboratorio abbiamo fatto esperienza delle lettere: con indice e medio abbiamo ripassato i contorni delle lettere in feltro che abbiamo consegnato ai bambini. Poi abbiamo cercato, in una vera e propria caccia alle parole, tutte quelle parole che iniziavano con il suono delle loro lettere e abbiamo lasciato che i bambini le disegnassero sui loro taccuini.

Infine, abbiamo raccolto le lettere che abbiamo avevamo sparso nel parco e ciascun bambino le ha potute indossare. In questo modo ci siamo divertiti a comporre le parole: bosco, mosca, corvo, orso, gufo e, naturalmente, Pino. I bambini, con le lettere indossate, potevano liberamente spostarsi nella fila cercando di formare un parola, anche grazie ai suggerimenti degli altri che provano a leggere e riconoscere le parole ascoltate durante la lettura della storia.

Pino ha perso le parole, di Gloria Froncella, Sinnos

Il sentiero

La signora Tasso, ne ha viste di cose nella sua lunga vita e alcune le custodisce come ricordi preziosi sulla mensola della sua cucina. La sua casa si trova ai piedi di una piccola montagna e ogni domenica, la signora Tasso, si avvia lungo il sentiero e cammina fino in cima. Questa domenica, però, c’è qualcuno ad osservarla, un cucciolo di nome Lulù. È un po’ triste, vorrebbe tanto salire sulla montagna, ma è convinto di non farcela, è troppo piccolo. La signora Tasso non la pensa così, gli infonde coraggio, gli dà fiducia e gli prepara un bel bastone su cui appoggiarsi. Iniziano a camminare e Lulù ha tante cose da chiedere, la signora Tasso risponde alle sue infinite domande, ma gli insegna anche ad ascoltare. La signora Tasso e Lulù iniziano a salire sul Pan di zucchero ogni domenica e la signora Tasso condivide tutti i suoi segreti sulla montagna. Poi una domenica la signora Tasso non ha più le forze per salire in cima. Lulù sale sulla montagna ogni settimana e al ritorno corre a raccontare le sue scoperte alla signora Tasso portandole nuovi tesori da aggiungere a quelli custoditi sulla mensola in cucina. 

Nel secondo appuntamento del Lotta Festival abbiamo letto un racconto di fiducia e crescita per imparare che la vita è un lungo percorso fatto di montagne da scalare e valli da attraversare. La storia si è fusa con le note del flauto della nostra maestra Rossella Fabbri creando un vera magia. 

Al termine, della lettura abbiamo coinvolto i bambini in un vero e proprio “sentiero” da percorrere nel parco allestendo quattro stazioni ispirate ai luoghi e ai simboli della montagna: il pan di zucchero, il pizzo del becco, il nido delle aquile, la punta bianca. Camminando passo dopo passo, accompagnati dalle note del flauto, i bambini hanno sperimentato diverse andature e seguito la musica. Presso ciascuna stazione hanno potuto raccogliere dei sassi. Li hanno poi dipinti, costruendo dei ricordi da portare a casa in un fagotto fatto con un pezzo di stoffa annodato ad un ramoscello.

Il cammino tra i libri, come lungo i sentieri di montagna è un percorso libero, condiviso e fantastico. Lo diciamo sempre, il punto non è leggere, ma amare la lettura. Allo stesso modo, il punto non è camminare, ma amare il sentiero. Camminare per crescere e riscoprirsi camminando. 

Il sentiero, di Marianne Dubuc, Orecchio acerbo

Il meraviglioso Cicciapelliccia

La storia di Edith, la piccola protagonista de Il meraviglioso Cicciapelliccia, ci sta particolarmente a cuore perché è l’albo che abbiamo letto il giorno dell’inaugurazione della libreria (rivedere queste foto è ogni volta un’emozione incredibile, ma quanti cavolo eravamo?!?)

Questa è, innanzitutto, una storia d’amore: Edith sta cercando un regalo per la mamma e, nonostante sia ancora mezza dormentava, lo sguardo avvolto dal fumo del suo latte caldo capisce che dovrà trovare un regalo meraviglioso. È una storia di determinazione: Edith ha un piano, ma niente va per il verso giusto. Non per questo però si lascia abbattere è proprio quando tutto sembra perduto avrà l’intuizione giusta per vedere le cose in lodo diverso. È una storia in cui ognuno è pronto a mettersi nei panni degli altri: gli adulti ai quali si rivolge Edith provano ad aiutarla come possono, non la ridicolizzano, non banalizzano le sue richieste. È una storia di creatività: la soluzione per Edith arriva quando inizia a guardarsi intorno con occhi diversi, trovando negli oggetti a disposizione la possibilità di una nuova vita. 

Insieme ai bambini e alle bambine abbiamo costruito un Cicciapelliccia con una matassa di lana, aggiungendo le zampette e la coda (utilizzando degli scovolini per pipa), dei piccoli pon pon colorati per gli occhi e la punta del naso, un ritaglio di feltro e dei fili di cotone nero per i baffi. I bambini non potevano credere di aver creato con le loro mani qualcosa che fino a un momento prima non sapevano nemmeno esistesse! Poi li abbiamo lasciati liberi di raccontare la loro storia a partire dagli oggetti che ha a disposizione Edith: una brioche (realizzata con un semplice origami), un bottone, un quadrifoglio in feltro, un francobollo. Una libera espressione di creatività per realizzare una composizione artistica in cui non c’è una risposta giusta e tutte le altre sbagliate. L’esperienza dell’arte ha inoltre permesso ai bambini di guardare a questi oggetti in un modo nuovo, non solo per quello che sono, ma per quello che potrebbero essere.

Il meraviglioso Cicciapelliccia, di Beatrice Alemagna, Topipittori

TempeStina

Sono queste le due parole che ci fanno scegliere i libri, i giochi e le altre cose belle che trovi in libreria, le stelle che ci guidano nella progettazione dei laboratori che ti proponiamo.
Legate l’una all’altra dal profondo rispetto che nutriamo per l’ambiente in cui viviamo e per la comunità alla quale apparteniamo, sono le chiavi del cambiamento che vorremmo per noi e per tutti.
Nell’albo TempeStina, di Lena Anderson, c’è una profonda connessione con la natura, a partire dal titolo che è il soprannome della protagonista. Si chiama Stina, ma arriva come un vento di tempesta e così il nonno la chiama TempeStina. Stina trascorre l’estate nella sua casetta grigia su un’isola dell’arcipelago.
A Stina piace andare a caccia di oggetti sospinti a riva dal mare: piume, legnette e strani barattoli, sono tutti tesori che aspettano soltanto di essere scoperti. Un tempo lento quello di Stina e del nonno, fatto di albe ovattate, caffè bollente e uscite in barca. Stina cala le reti, le stende e le rivolta, a volte cucina o lava i piatti. Compiti che il nonno le assegna con fiducia e pazienza, facendola sentire trattata alla pari e parte importante della loro vita insieme.
Quella sera è in arrivo una tempesta. Stina è emozionata, una vera tempesta!
Quando il nonno va in camera per darle la buonanotte trova il letto vuoto. Così si precipita fuori: la pioggia gli sferza la faccia, il vento fischia e le onde si sbattono con fragore sugli scogli. Eccola Stina, seduta dietro un grosso scoglio, infreddolita e spaventata. È uscita a guardare la tempesta, ma è tutto così buio e orribile.
Il nonno non la sgrida, non le riversa addosso la sua rabbia per essere stato disubbidito o la sua preoccupazione per quello che di brutto sarebbe potuto succedere, ma la prende in braccio e la rincuora.
Non le dice che è stata una pessima idea, che lei è troppo piccola per stare fuori casa in mezzo ad una tempesta, che non può farcela. La porta in casa e le mostra come fare le cose nel modo giusto: “quando c’è una tempesta è meglio essere in due. E poi bisogna essere ben coperti, per andarle incontro”. Adesso Stina è pronta e può affrontare la sua paura.
La tempeste poi ha consegnato alla riva un grande cassetto con tanti scomparti e Stina ha già in mente come utilizzarlo!

Trascorrere del tempo all’aria aperta ci regala la possibilità di trasformare legno, piante, pietre e piume usando le nostre mani e la nostra fantasia. Tutte le forme in cui la natura si manifesta parlano direttamente ai nostri sensi. L’infinita ricchezza di forma e fantasia è capace di entusiasmare e mettere in moto le capacità creative, anche quelle più assopite. Come Stina, la protagonista di TempeStina, la nostra lettura, ci siamo guardati intorno con gli occhi dell’artista. Perché la natura è l’artista più creativo che ci sia. Abbiamo costruito una piccola scatolina di cartone che custodisce e conserva regali della natura, intrisi di ricordi, emozioni e sogni.

TempeStina, di Lena Anderson, Lupoguido

La musica di Ettore

Ettore è un elefantino che vive in una giungla dove ogni animale sa suonare uno strumento. Tutti amano la musica, anche lui, naturalmente, peccato che Ettore non sappia suonare. Prova, riprova, ma niente.

Allora decide che ascolterà gli altri suonare e lo sosterrà con i suoi applausi.
Una mattina però di alza tardi è così corre alle prove poi veloce che può. Le sue zampe sul fondo della foresta rimbombano producendo un suono profondo che riempie l’aria. Gli altri animali non avevano sentito nulla del genere prima d’allora, ma capiscono immediatamente che ci sta davvero bene con la musica.
Così, anche Ettore, con il suo entusiasmo e un tamburo tutto per lui, entra a far parte della band! Una storia gentile che invita a scoprire il talento che c’è in ognuno di noi.

Clicca qui per ascoltare la lettura sonora sfogliando le pagine dell’albo: La musica di Ettore – lettura sonora

Nella narrazione animata abbiamo coinvolto i bambini a costruire con le mani e i piedi la melodia e il ritmo della storia. Al termine, abbiamo costruito un tamburo utilizzando un barattolo di conserva di pomodoro ripulito e messo in sicurezza con lo scotch carta. I bambini hanno utilizzato la carta velina colorata e, con la tecnica del ritaglio e dello strappo, personalizzato i loro tamburi cono tanti colori diversi. Alla fine, abbiamo percorso il parco suonando il tamburo e tenendo il tempo marciando.

La musica di Ettore, di Monika Filipina, Campelozampa

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