La via della gentilezza è un albo senza parole, edito da Terre di Mezzo, che racconta di come la gentilezza sia capace di legare insieme vite, sospiri, desideri e paure in un luogo in cui le nostre azioni, il nostro cuore ed i nostri pensieri danzano all’unisono.
Suona la sveglia. Apri gli occhi cercando di mettere a fuoco la luce del primo mattino che intravedi tra una ciocca e l’altra dei capelli riversi in ordine sparso sulla fronte. La luce è nebulosa e per niente nitida, ma non è colpa dei capelli.
Pigra, indolente, quasi dolorante per un peso nelle ossa, nel respiro, nel cuore.
Un dolore muto che fa riecheggiare ogni altro rumore.
La teiera contro la tazzina, la sedia sul pavimento, il cucchiaino nell’acquaio. Tutto fa rumore. Anche il silenzio.
La sua mancanza si sente, si sente eccome. Stai facendo di tutto per ritrovarlo, stai facendo di tutto per andare avanti. Nonostante l’invasione della tristezza, con la tristezza acquattata nel cuore.
In strada la musica ti avvolge, alleggerisce i passi e porta aria fresca nei pensieri. Quella mela rossa è per lui. Non ti chiedi nemmeno perché. Senti che è la cosa giusta, perché sta bene, ti fa stare bene, ora.
L’altro ti vede, sorride. Vede una lattina rossa cadere in terra e senza pensarci la raccoglie e la accomoda nel cestino. Lo vede. Lui, così piccolo. E la vede. Sgomenta e in lacrime per aver perso il palloncino rosso. Lui sa che deve far qualcosa, che può far qualcosa. Lo so mentre si fruga istintivamente le tasche. Sa che quel sorriso vale molto più che tre soldi.
Poi è la volta di una chiave ritrovata, di un ombrello sulla testa, di un peso che è più leggero se a portarlo si è in due, di un regalo inaspettato, di una spalla su cui appoggiarsi, di un posto in più e di una rinata felicità.
La gentilezza abita nei piccoli gesti, negli sguardi e nei sorrisi. Non ama gesti eclatanti e pomposi. Non ama essere vista ma essere e basta.