Uno dei libri presentati nel corso della riunione di Coralli, il gruppo di lettura dedicato ai giovani lettori e lettrici dagli 11 ai 13 anni, è Insalata mista, di Gaia Guasti per Camelozampa.
In ogni riunione del gruppo di lettura, infatti, sono i ragazzi e le ragazze a scegliere quale sarà il prossimo libro che leggeranno.
Questo libro adotta il carattere ad alta leggibilità Easy Reading font, risultando piacevole e adatto anche per i lettori e lettrici più pigri o con dislessia.
Qui puoi trovare gli altri libri che abbiamo presentato.
Se non hai voglia di leggere, puoi ascoltare la puntata del podcast Letture fatte a mano dedicata alla presentazione di Insalata mista.
Una storia di crescita e sul passaggio da infanzia ad adolescenza
Uno dei modi più diffusi per descrivere la metamorfosi del corpo e dell’anima nell’adolescenza è “non sei né carne, né pesce”, ma da oggi possiamo anche dire “sei un’insalata mista” che fa anche più colore e allegria.
È la storia di Margotte e della sua famiglia che hanno appena traslocato a Castagneto, comune di Morjac, in Ardèche, dipartimento francese della Regione Rhone-Alpes.
Ma che posto è? È un posto dove non arrivano treni, non ci sono aeroporti e non passano autostrade. Un orizzonte di cielo e monti, la luce del sole straordinariamente nitida. 17 abitanti in inverno, circa 90 in estate: 7 Chazolas, 2 gemelli, 2 apicoltori, 1 geologa belga, 2 pensionati di Le Havre, Justine, una ragazza scontrosa ricoperta da testa a piedi di piercing e tatuaggi, e Theo, il contadino che non sembra un contadino.
Autoctoni, con un pedigree di centinai di ossa sepolte nel piccolo cimitero locale; neorurali, nati altrove, che ha conosciuto la frustrazione della vita in città ed ora, entusiasta della vita in campagna, si aggira per monti e valli con un sorriso perennemente trasognato stampato in faccia; villeggianti.
Margotte è sempre stata quella pensa in silenzio. E adesso che cos’è? Ma, poi, avete notato che i conti non tornano e manca un abitante all’appello per arrivare a 17?
La risposta a queste domande è nella parola occitana “sorire”. Sarà proprio la ricerca di un sorriso da regalare, e di Clairette, a far ritrovare a Margotte la propria posizione nel mondo, questa volta fuori da ogni schema, magari rimanendo quella che pensa, ma pronunciando anche qualche parola in più, ma a bassa voce, perché si sa, i sorrisi hanno paura dei rumori.
Ironia o sarcasmo?
Una componente fondamentale di questo libro è il tono di voce: Margotte è un’adolescente arrabbiata che perde ogni punto di riferimento, è intelligente e arguta, ma non sempre queste capacità le vengono riconosciute o le sono servite per trovare il suo posto nel mondo. Se chiudiamo gli occhi la sentiamo la sua voce nelle orecchie: acuta, brillante, ironica e a tratti sarcastica. Ma che differenza c’è tra ironia e sarcasmo?
Margotte è ironica quando cerca di dimostrare l’assurdità di una certa situazione con battute umoristiche argute. L’ironia, infatti, è una figura retorica secondo cui si dice una cosa, ma è evidente che si pensa il contrario allo scopo di far ridere. Potremmo dire che l’ironia è l’arte di essere chiari senza essere evidenti. Facciamo qualche esempio.
La via crucis per andare a scuola. Diciassette vicini. Il bosco di castagni per il folclore locale. E la mia camera, evidentemente, in soffitta. Heidi, in confronto vive nel lusso sfrenato.
Oppure quando vede due scorpioni fuori dalla mansarda e la mamma le porta l’Aspivenin, una specie di siringa da utilizzare dopo il morso dello scorpione per aspirarne il veleno.
Siamo a cavallo. Le vipere i calabroni non sanno cosa li aspetta.
L’ironia di Margotte, soprattutto quando apprende la notizia del trasferimento in campagna, si fa sempre davvero tagliente, a tratti sprezzante. È quando il suo tono di voce, spinto da un’onda di risentimento e frustrazione, diventa beffardo, sarcastico. Lo scopo non è soltanto suscitare il riso, ma esprimere una forte critica.
Ma bisogna andarci piano con il sarcasmo perché con la scusa di scherzare, che è tutto solo un gioco, si rischia di ferire i sentimenti degli altri.Vediamo come con qualche esempio.
I miei poveri genitori senza cervello hanno scoperto che traslocare a 800 km di distanza non è proprio una cosuccia da niente. Ma guarda un po’.
Ancora un altro.
Mia madre era esaltata come una ominide del Paleolitico che aveva appena scoperto la sua natura profonda di raccoglitrice. Raggiante, contemplava la distesa di bucce con il sorriso della genitrice appagata, ormai certa di aver salvato la prole dalla carestia grazie ai chilometri quadrati di cotognata che a poco a poco invadevano ogni superficie piana della cucina.
La differenza tra ironia e sarcasmo è che la prima la possiamo pensare come un pensiero originale, un costrutto creativo di idee. Il secondo come un dardo scagliato con l’unico obiettivo di colpire e affondare il bersaglio. Il sarcasmo, infatti, è infidamente giudicante. Ricordiamocelo sempre, e non solo mentre leggiamo il libro.
Il mistero del diciassettesimo abitante
Ma torniamo alla nostra storia. Siamo arrivati a Castagneto, comune di Morjac, in Ardèche, dipartimento francese della Regione Rhone-Alpes.
Ma che posto è? È un posto dove non arrivano treni, non ci sono aeroporti e non passano autostrade. Un orizzonte di cielo e monti, la luce del sole straordinariamente nitida. 17 abitanti in inverno, circa novanta in estate.
Il conto è presto fatto: 7 Chazolas, 2 gemelli, 2 apicoltori, 1 geologa belga, 2 pensionati di Le Havre, Justine, una ragazza scontrosa ricoperta da testa a piedi di piercing e tatuaggi, e Theo, il contadino che non sembra un contadino. Non tutti i contadini, infatti, sono vecchi con la pelle rugosa e bruciata dal sole: alcuni sono giovani, non portano cappelli in paglia, ma lunghi dreadlocks biondi raccolti da un laccio colorato a incorniciare un viso sorridente, abbronzato e sereno. Questo è Théo.
Ma il di là di questo, c’è un altro problema: ne manca ancora uno all’appello per arrivare a 17.
C’è qualcun altro in paese, qualcun altro che però è meglio non incrociare mai. Il vicino pericoloso. Poteva essere un maniaco sadico, un pazzo furioso, un mostro di bruttezza, una strega dai denti marci.
Tutti sembrano avere una loro collocazione in questo angolo della più remota e isolata campagna francese. Ma Margotte?
E tu chi sei?
Margotte è sempre stata quella che pensa e che parla poco, ma adesso, qui a Castagneto, chi è?
Non è una turista di passaggio, non fa parte di una delle famiglie autoctone che può vantare centinaia di ossa sepolte nella cripta del cimitero locale, non è una neorurale, una nata altrove, che ha conosciuto la frustrazione della vita in città ed ora, entusiasta della vita in campagna, si aggira per monti e valli con un sorriso perennemente trasognato stampato in faccia.
Forse le etichette sono luoghi comodi solo finché riusciamo a starci dentro, poi, come i vestiti stretti, diventano insopportabili.
La risposta arriverà insieme alla scoperta del diciassettesimo abitante.
Alla ricerca di un sorriso
Il nome del misterioso diciassettesimo abitante è Clémence e sappiamo che dal loro primo incontro Margotte ne esce viva per miracolo.
Niente zanne o lame affilate per torturare le proprie vittime, niente antri, stamberghe o grotte buie e gelate. Ci sono però buchi neri e anfratti invisibili, che si nascondono nella nostra anima capaci di risucchiarci fino a farci scomparire ai nostri occhi e a quelli degli altri. È proprio in quei luoghi che un sorire una parola che nella lingua occitana, significa sorriso, può fare i miracoli.
Chi non crede più a niente e non ha fiducia nel futuro smette tutto ad un tratto di sorridere. Ed è un vero peccato.
Sarà proprio la ricerca di un sorriso da regalare, e di Clairette, a far ritrovare a Margotte la propria posizione nel mondo, questa volta fuori da ogni schema, magari rimanendo quella che pensa, ma pronunciando anche qualche parola in più, ma a bassa voce, perché si sa, i sorrisi hanno paura dei rumori.