Per la prima edizione del festival della lettura e della letteratura 9daLeggere, abbiamo scelto di leggere Borders, un romanzo distopico ambientato in una società con divisioni rigide, ruoli a cui è impossibile scappare, nessun libro e nessuna pianta o fiore, compiti e ordini impartiti da un governo centrale. Una riflessione sulla pericolosità delle conseguenze di comportamenti irresponsabili, egoistici e dannosi per il pianeta, ma anche sull’importanza della letteratura e della cultura per restare umani.

“Io voglio vivere in un posto dove posso essere libera, dove non ci siano disuguaglianze, dove chi comanda lo fa per il bene di tutti” dice Lindgren.

“Pensi che esista un posto così?”

“Olmo diceva he sta a noi crearlo. E io le credo”.

“Ma ci vorrà del tempo. Molto tempo”.

Olmo non dorme mai, o dorme così poco che nessuno se ne accorge; risposa su una grossa poltrona che accoglie il suo corpo magrissimo e sta davanti alla finestra. Una finestra per modo di dire perché fuori c’è solo il muro alto del capannone accanto. Ma a Olmo non importa, ha quasi cento anni e lei dice che vede fuori lo stessi. Qualunque cosa veda, la vede solo lei, ma la racconta ai ragazzi così bene che loro riescono a immaginarla.

I ragazzi. C’è Verne, che si sveglia sempre molto presto, alle prime luci dell’alba. Ha solo tredici anni, ma dimostra più della sua età e ha già un lavoro. Poi ci sono Alcott, Dickens e Lindgren, ma loro dormono ancora, perché non devono andare al lavoro. Olmo non è la loro madre, né la loro nonna, ma i loro nomi, così strani per la maggior parte degli abitanti di Magnolia, li ha scelti proprio lei. È stata lei a crescere quei ragazzi, che le sono stati affidati perché nessuno li ha voluti. O forse non è che nessuno li abbia voluti, semplicemente gli altri bambini erano già stati scelti. Così, circa tredici anni prima, Olmo li aveva presi.

A Magnolia si sono raccolti gli scienziati e gli intellettuali più capaci quando la terra si è ammalata. Sulle prime, chiudersi nei confini di un’unica grande città tecnologicamente avanzata, piantata nel cemento sterile, è stata l’unica soluzione per proteggersi.

Ora, a Magnolia, non esistono più animali se non quelli allevati a scopo alimentare. Nessuno può coltivare ortaggi, fiori o qualsiasi altra pianta che affondi le radici nella terra. Pena la detenzione per aver contravvenuto alle leggi in materia di igiene e salute pubblica.

Ma non è solo questo. Una nuova società e una nuova forma di cultura, giuste o sbagliate che siano, hanno ormai sostituito quelle passate. A Magnolia non ci sono libri. Nessuno chiude la porta d’ingresso della propria casa. Libertà? Tutto il contrario. Le riunioni e gli assembramenti sono sconsigliati. Fuori ci sono le guardie, vestite di nero e con un passamontagna che lascia scoperti solo gli occhi. Possono essere chiunque. Sono ombre, sono spie. Non ci sono prigioni, perché nessuno infrange le regole.

Andare via da Magnolia? Nessun se ne è mai andato. Finora. Oltre il muro di confine che delimita Magnolia si vede solo una sterminata lastra di terreno cementificato. Un deserto infinito. A fissarlo troppo a lungo si sfoca in una bolla liquida come fosse un’allucinazione, invece è reale. Arido. Spaventoso. Reale.

Olmo ricorda ogni cosa del vecchio mondo, ha una memoria di ferro. Conosce la trama di moltissimi romanzi e gli avvenimenti storici del passato, sa descrivere quadri antichi e nominare pittori e scultori. È esperta della geografia di un tempo. Di questo sono fatti i racconti con cui ha cresciuto i ragazzi.

Dopo l’incendio che ha distrutto la serra bisogna ricominciare. Era stata Olmo a comprare la terra di contrabbando e tutto era iniziato così. Suoi erano i grani antichi. Dopo la disperazione, è il momento del coraggio. Olmo sa cosa cercare e poi portare a Magnolia. Olmo sa che poi sarà la rivoluzione.

Ma sa anche che questa non è la sua rivoluzione. Dovranno pensarci i ragazzi. Con una bussola e una carta geografica. Con il coraggio, l’espressione smarrita, la voglia di andare più forte di quella di restare, proprio come i grandi esploratori. La terrà può guarire, può rinascere, l’uomo può avere un’altra occasione. Forse l’ultima, ma dovrà meritarla. Spaccheranno il cemento, semineranno. E pianteranno alberi. Di nuovo.

Lungo il loro viaggio i scoprono un piccolo borgo abitato. La stori degli abitanti di Parcè non è diversa da quella dei sopravvissuti di Magnolia, anche lì la vita è dura, ma non hanno lasciato che la paura prendesse il sopravvento sulla speranza. La terra si è rigenerata, tutti lavorano insieme, hanno continuato a tenere viva la memoria scrivendo diari, custodendo libri, aprendo una scuola per raccontare quello che è stato, perché non sia più. A Parcè non sono state ricostruite solo le case, ma una comunità di persone.

A Magnolia invece il passato è stato cancellato e così la letteratura del passato. I libri fanno sempre paura. A Magnolia le conoscenze scientifiche e la tecnologia sono state usate per creare un mondo per persone cui non manca nulla, ma che non sanno cosa sia la felicità. E poi ci sono persone cui manca tutto, anche la felicità.

Ma il futuro, si può decidere?

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