Questa è la storia dell’anno in cui Siri ha avuto dieci anni. È stato l’anno più strano che abbia mai vissuto. Sono successe cose belle: le galline hanno fatto i pulcini ed è diventata amica di suo fratello Gilles. Però sono successe anche cose meno belle: i suoi genitori hanno litigato e per un pelo non è finita malissimo.
Però è meglio cominciare dall’inizio. Questa storia inizia a Hotel Bonbien. L’albergo a conduzione famigliare dove Siri vive con la sua famiglia e per lei è il posto più bello del mondo. Erba alta, fiori gialli, uccellini, un sentierino delimitato dal filo spinato e qualche mucca marrone oltre il filo. Lì si sta in pace. A volte. Almeno finché i grandi non rovinano tutto.
Ma che perché i grandi rendono tutto sempre così complicato. Perché non possono semplicemente trattarsi bene? Staremmo tutti molto meglio no?
La storia di Siri e della sua famiglia è quella di ogni famiglia impegnata a far funzionare le cose nonostante le mille difficoltà di ogni giorno. È una storia tra fratello e sorella, fra moglie e marito, fra genitori e figli. Ogni rapporto fatto di elementi in equilibrio tra loro e tra loro interconnessi. Ma è anche una storia di amicizia, l’amicizia tra Siri e Sylvie e tra Siri e Damien. Divertentissimo l’episodio del foglietto che lui le scrive: Ciao Siri, lo devo sapere subito. Ti vuoi fidanzare con me? Metti una croce su: “sì” o “no”. E ancora più brillante la risposta di Siri: Sì e no, entrambe le caselle barrate. Se fidanzarsi significa baciarsi o camminare per mano no, ma se invece significa giocare insieme e andare a pesca, allora sì. In ogni caso, ognuno farà del proprio meglio.
Il libro è stato presentato a ottobre nel primo incontro del gruppo di lettura Perle, per lettori e lettrici dagli 8 ai 10 anni. Per sapere di cosa si tratta e come fare per partecipare leggi qui.
Puoi acquistare il libro nello shop e noi te lo spediremo insieme al Quaderno delle citazioni, personalizzato da Burabacio in esclusiva per i gruppi di lettura di Lotta. A fine lettura potrai condividere la tua esperienza di lettura commentando nel Telegram, anche utilizzando il Commentario, un file con domande per la costruzione della discussione cooperativa ispirate al metodo Tell me, di Aidan Chambers, che abbiamo preparato appositamente per raggiungere tutti i lettori e le lettrici che abitano lontano dalla libreria e far sentire loro, con un abbraccio stritolante, quanto siano importanti per noi!
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A raccontare la storia in prima persona è Siri. Nel suo Hotel tutti devono fare qualcosa. Mamma Hilare sta in cucina e il papà Octave alla reception. Lei prepara da mangiare e lui fa i conti. Hanno provato anche il contrario, ma non è andata per niente bene. Gilles, suo fratello, fa il caffè. Siri raccoglie le uova.
Anche in occasione del barbecue a casa di Sylvie tutti fanno qualcosa. Il padre di Sylvie arrostisce la carne, la mamma di Sylvie porta in tavole vassoi di cose buone.
In quella casa sembrano essere tutti di buon umore. Siri vorrebbe che anche nella sua famiglia, all’Hotel Bonbien, fossero tutti di buon umore. Il papà e la mamma sono così diversi e così non fanno altro che litigare. Quando la mamma di Siri si arrabbia tantissimo quando il papà di Siri le dice che non fa bene qualcosa, perché nonostante lei ce la metta tutta, le sembra che lui non veda e non riconosca i suoi sforzi. Il papà di Siri è molto preoccupato per la situazione economica dell’hotel, teme di non riuscire a essere un buon padre se non può dare alla sua famiglia tutte le opportunità che meritano.
Non tutto, però, è come appare e, così, in una notte di temporale arriva all’Hotel Bonbien Bellamy, il padre di Sylvie con due valigie.
“Forse anche i miei genitori si separano” dico.
“Eh?” chiede Sylvie sorpresa. “Come fai a saperlo?”
“Lo penso e basta”.
“Non sei sicura?”
“No, ma litigano in continuazione e mio padre dice che devono trovare una soluzione”.
“Forse” dice Sylvie. “Guarda i miei genitori però, loro non litigavano mai”.
“Tutte le famiglie felici sono uguali, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo”, scriveva lo scrittore russo Lev Tolstoj, nell’incipit del romanzo Anna Karenina, intendendo la facilità con la quale si possa arrivare ad un equilibrio, ma come basti davvero altrettanto poco per mandare tutto in crisi perché le difficoltà da affrontare e i problemi da risolvere sono tanti e ogni famiglia prova a risolverli meglio che può, ognuna a suo modo.
Nella famiglia della mamma di Sylvie erano undici fratelli e c’era sempre confusione, ma nessuno ci faceva mai caso, poi litigavano sempre tutti, ma nessuno se ne preoccupava. I genitori parlavano di politica e della vita. La madre cucinava sempre pentoloni pieni di cibo che venivano puntualmente svuotati in un attimo.
A casa del papà di Sylvie era tutta un’altra cosa. Lì c’era il silenzio. Quando lui voleva fare una domanda doveva alzare la mano e doveva chiamare sempre i suoi genitori “padre” e “madre” e dargli del lei. Quando si sono conosciuti si sono baciati e lui ha detto “Mai più, Hilare. Voglio godermi la vita. D’ora in poi voglio solo godermi la vita”.
A volte litigare è necessario per risolvere le cose, l’importante è sapere quando è il momento di fermarsi per evitare di rompere qualcosa di profondo che poi rischia di non potersi più aggiustare.
Per risolvere la situazione Siri era convinta che ci fosse bisogno di qualcosa di eccezionale.
Ed è esattamente quello che accade. Si chiama acquired savant syndrome. In tutto il mondo si conoscono appena una cinquantina di casi di questo tipo. Per esempio qualcuno che viene colpito da un fulmine e che poi riesce a comporre ottima musica. Qualcuno che era diventato smemorato a causa della vecchiaia, ma che poi ha sviluppato un fantastico talento per la pittura. Qualcuno che ha preso una botta in testa e poi ha sviluppato una memoria di ferro.
Ed è esattamente quello che accade a Siri, dopo essere caduta dall’albero. Una cosa favolosa. Davvero grandiosa.
Esistono infatti dei campionati di memoria, delle vere e proprie gare in cui i concorrenti si sfidano provando a ricordare sequenze, nomi, immagini senza commettere errori. Il vincitore ha diritto a un montepremi. Soldi, tanti soldi.
Settemila euro. Settemila euro vuol dire mai più liti. Settemila euro, per Siri, è la chiave per la felicità.