Nella terzina dei libri proposti ai lettori e alle lettrici del gruppo di lettura Coralli (11-13 anni) lo scorso sabato 22 ottobre c’è un nuova uscita della casa editrice Il Castoro: Tutto può cambiare, di Gordon Korman.
Ogni mese presentiamo tre libri e ne scegliamo uno da leggere insieme. Per scoprire tutti i libri per ragazzi e ragazzi 11-13 anni guarda qui.
La partecipazione è libera e gratuita (se salti un incontro non ti veniamo a cercare, né dovrai pagare una multa salata), anzi, potrai raggiungerci la volta successiva con rinnovato entusiasmo. Si può partecipare sia dal vivo, raggiungendoci direttamente in libreria, oppure a distanza, leggendo la presentazione dei libri proposti negli articoli qui di seguito oppure ascoltandola nel podcast. Puoi acquistare il libro nello shop e noi te lo spediremo insieme al Quaderno delle citazioni, personalizzato da Burabacio in esclusiva per i gruppi di lettura di Lotta.
A fine lettura potrai condividere la tua esperienza di lettura commentando nel Telegram, anche utilizzando il Commentario, un file con domande per la costruzione della discussione cooperativa ispirate al metodo Tell me, di Aidan Chambers, che abbiamo preparato appositamente per raggiungere tutti i lettori e le lettrici che abitano lontano dalla libreria e far sentire loro, con un abbraccio stritolante, quanto siano importanti per noi!
Ecco il video di presentazione dell’autore.
Continua a leggere oppure ascolta la presentazione del libro nel nuovo episodio del podcast.
Amnesia. È quello che ha detto il dottor Cooperman. Amnesia retrograda acuta: la perdita di tutti i ricordi precedenti a un determinato evento. Vale a dire, nel mio caso, un tuffo ad angelo dal tetto di casa.
Entrare in camera mia è un’esperienza stranissima. È la mia stanza, su questo non ci piove. Le pareti sono tappezzate di ritagli di giornale: articoli sulle squadre di football in cui ho giocato e sulle partite di lacrosse che ho vinto. Compaio in tutte le foto, lanciato verso la end zone o portato in trionfo dai compagni esultanti (altre facce ignote). E ci sono i trofei, interi scaffali di trofei. Chase Ambrose, Top scorer; Chase Ambrose, Miglior giocatore; Record di yard percorse; Capitano; Campioni nazionali… Ma allora sono davvero qualcuno! Vorrei solo capire chi.
Chase Ambrose affronta il suo primo giorno di scuola di terza media senza sapere chi sia davvero. Lungo i corridoi molti gli rivolgono saluti entusiasti, ma c’è anche chi gli lancia occhiate strane, alcuni dei suoi compagni incrociano il suo sguardo e poi si voltano con aria furtiva.
Sono le vittime e Chase Ambrose e i suoi amici sono i bulli. Loro hanno costretto Joel Weber a trasferirsi in un’altra città e in un’altra scuola, dove non ci sono bulli, solo bullizzati.
Un piede che casualmente faceva lo sgambetto in un corridoio affollato o una spallata in mezzo al petto. Cacca di cane nell’armadietto, vestiti che sparivano dallo spogliatoio e al loro posto compariva un costume da coniglio. Se un plastico di scienze finiva a pezzi o un dipinto si riempiva di macchie, erano sempre il plastico o il dipinto di Joel. Era sempre la stessa storia. Fin quando il pianoforte è esploso in una gragnola di schegge dopo l’esplosione di tre petardi durante la sua esibizione al saggio.
Joel era diventato la vittima e lo zimbello di tutta la scuola. Una vita impossibile.
Una vita che Chase non ricorda più. Perdere il passato è strano, ma la cosa ancora più strana è che più il passato ritorna, meno Chase ci si riconosce.
Vede i suoi compagni della squadra di football e si chiede come facesse ad andarci tanto d’accordo. Urlano sempre, sono un po’ irritanti, e saranno pure grandi amici ma la maggior parte del tempo si prendono a spintoni e cazzotti. Volano insulti a raffica. Sicuramente scherzano, ma a volte ci vanno giù pesante. Ad ogni modo, questo era prima, e ora è ora. Sarà per colpa della botta in testa, ma Chase non riesce (o non vuole) più tenere il passo con questa gente. Chase non è più quella persona, anzi, meglio, Chase, ha scelto di non voler essere più quella persona.
Un cambiamento che non convince del tutto Shoshanna Weber, sorella di Joel. Chase è il nemico. Il suo posto è nella squadra di football, insieme agli altri palestrati, ne è convinta Shoshanna. Invece, su invito di Brendan è entrato a far parte del video club della scuola.
Chase si occupa delle interviste per l’annuario, anche se gli intervistati sembrano sempre a disagio (forse si aspettano tutti di essere smutandati e poi di essere chiusi nell’armadietto più vicino). Continua a svolgere il suo lavoro alla casa di riposo di Portland Street, in seguito alla condanna a svolgere lavori socialmente utili, anche se è stato esonerato in seguito alla caduta, perché è una delle poche cose che lo fanno sentire orgoglioso di sé. Lì incontra il signor Solway un uomo solo, burbero e deciso a macerarsi nella sua infelicità. Da giovane aveva combattuto nella guerra in Corea e aveva persino ricevuto la Medaglia d’onore, che ora non ricorda più nemmeno dove ha messo, ma questo fatto, secondo lui, non lo rendeva migliore di un sacco di altri uomini.
In ogni storia ci sono almeno due punti di vista. E in questa storia ce ne sono anche più di due. Ci sono Shoshanna e Joel Weber, Aaron e Bear, Kimberley e Brendan Espinoza: ogni capitolo un nome, un punto di vista diverso.
Ma, se allora per una storia ci sono più prospettive, perché ci viene più semplice giudicare, anche con estrema severità tutto e tutti, anziché prenderci cinque minuti per ascoltare un’altra versione della storia? Il punto non è solo scegliere da che parte stare nello schieramento tra vittime e carnefici, ma riflettere sulla facilità che abbiamo ad appicciare etichette, ad attribuire ruoli con rigidi confini e la difficoltà, enorme, che invece abbiamo nel riconoscerci come parte di una comunità. Perché quando le vittime sono invisibili tutti sono colpevoli, non solo i bulli.
La cifra stilistica e il valore incommensurabile di questo racconto è l’ironia che conferisce leggerezza anche alle situazioni più angosciose e dolorose. Non è superficialità, ma leggerezza, cioè, come diceva Calvino, quella capacità di planare sulle cose dall’alto: Chase, Joel, Shoshanna, Brendan non vogliono più avere macigni sul cuore.
Capita a tutti di ripensare a situazioni del passato e non riconoscersi, vergognarsi per una versione di noi stessi lontana da quella attuale, per aver fatto o non fatto qualcosa. Ma non dovremmo mai dimenticare che la vita non è un percorso lineare, ma un continuo sali e scendi, zig zag e svolte impreviste: non è tanto ciò che siamo a definirci, ma le scelte che facciamo.
E a Chase capita la possibilità di ricostruirsi da nulla, di iniziare da zero. In quanti possono dire di aver avuto una seconda possibilità? Forse la botta in testa è la cosa migliore che potesse capitargli.