Il 7 febbraio è la giornata mondiale contro il bullismo e, sebbene ci sia da anni una rinnovata (e per fortuna) sensibilità sul tema, tutto questo parlare ha creato un po’ di fumo intorno a cosa il bullismo sia davvero, facendone retorica da seminari per docenti, genitori con alunni/e sempre più annoiati/e.
Quindi no, questa mail non sarà l’ennesimo pippone altisonante.

Quello che voglio fare è proporti una riflessione che perli di intenzioni, più che di obiettivi, che non preveda né premi, né punizioni, che percorra una strada fatta di accettazione di sé, gentilezza, compassione.
E storie, ovviamente.

Quindi di seguito troverai due suggerimenti di lettura, con relative tracce audio da leggere o ascoltare in classe o a casa e, alla fine dell’articolo, una serie di spunti spunti di riflessione sul bullismo da utilizzare come traccia di discussione.

Pioggia di primavera

Graphic novel scritta da Paolina Baruchello e illustrata da Andrea Rivolta, Sinnos, 2015

Continua a leggere oppure ascolta qui la traccia audio.

La storia inizia in una notte buia, rischiarata solo dal bagliore spaventoso di un incendio. Siamo nel bosco e c’è una donna che corre. Vediamo la tunica scivolare morbida tra gli alberi senza indugio. Il corpo teso nello slancio. La bocca aperta affamata d’aria. Il suo nome è Shu Mei, ed è una monaca guerriera. Il suo monastero, il monastero di Thian Shan è stato distrutto da un incendio appiccato a tradimento. Solo cinque dei leggendari monaci guerrieri si sono salvati. Shu Mei è una di loro.

Iniziava a cadere una fitta pioggerellina quando Chun Yu arriva da suo zio Tang Tai. Sua madre è morta e lui si sarebbe preso cura di lei. Come una pioggia di primavera, di quelle che arrivano all’improvviso, gettano scompiglio, ma poi lasciano tutto più lucente e rigoglioso.

Wong la tigre era il figlio minore del signore del villaggio. Era un fanatico del kung fu che usava per attaccare briga ad ogni occasione. Ogni volta che si spargeva la voce stesse arrivando, i negozianti cominciavano a sbarrare porte e finestre. Ma qualcuno troppo lento, troppo distratto, troppo indifeso, si trovava sempre. Quel giorno era il turno di Tang Tai. E di Chun Yu. Perché Wong ha messo gli occhi proprio su di lei.

Arrivata al villaggio per fare provviste, Shu Mei, lo trova deserto e stranamente silenzioso, come fosse disabitato. È lì che incontra Wong. E Chun Yu. È in quel momento che decide che non combatterà per Chun Yu. Perché sarà Chun Yu a combattere per la propria libertà, per sé stessa. E Shu Mei le insegnerà come fare.

Chu Yu accetta, ma ben presto si lascia travolgere da una serie di dubbi: mai aveva pensato di doversi difendere da sola, ne sarebbe stata capace? Le donne, così le avevano insegnato, devono essere leggiadre e delicate, a difenderle ci pensano gli uomini. Però Shu Mei è leggiadra e delicata, ma sa anche combattere.

Shu Mei le insegna che ognuno può trasformare le proprie caratteristiche in punti di forza, proprio come fanno gli animali. La tigre, per esempio, usa la potenza: un suo solo colpo può sconfiggere l’avversario. La gru riesce a difendersi con agilità e leggerezza, le sue ali non sembrano pericolose, ma se ti colpiscono a ripetizione sono affilate come mille lame. Il serpente è velocissimo, con uno slancio diretto avvolge la preda nelle sue spire e la condanna a una trappola mortale. Non dobbiamo essere per forza come la tigre, ma possiamo imparare dalla gru e dal serpente. Così ha fatto Shu Mei. L’insegnamento di Shu Mei va ben oltre delle efficaci tecniche di combattimento e riguarda il modo di aggirare o superare gli ostacoli, a volte insormontabili, che la vita ci mette davanti. Il kung fu, infatti, è attenzione e intenzione.

Questo sta imparando Chun Yu che non è più una ragazzina indifesa, ma si sta trasformando in una guerriera senza paura.

Tutto può cambiare

di Gordon Korman con la traduzione di Maria Laura Capobianco, Il Castoro 2022

Continua a leggere oppure ascolta qui la traccia audio.

Chase Ambrose è caduto dal tetto e non ricorda più nulla. Perdere il passato è strano, ma la cosa ancora più strana è che più il passato ritorna, meno Chase ci si riconosce perché lui non è più quella persona, anzi, meglio, Chase, ha scelto di non voler essere più quella persona. Un bullo.

Capita a tutti di ripensare a situazioni del passato e non riconoscersi, vergognarsi per una versione di noi stessi lontana da quella attuale, per aver fatto o non fatto qualcosa. Ma non dovremmo mai dimenticare che la vita non è un percorso lineare, ma un continuo sali e scendi, zig zag e svolte impreviste: non è tanto ciò che siamo a definirci, ma le scelte che facciamo. E a Chase capita la possibilità di ricostruirsi da nulla, di iniziare da zero. In quanti possono dire di aver avuto una seconda possibilità?

Vede i suoi compagni della squadra di football e si chiede come facesse ad andarci tanto d’accordo. Urlano sempre, sono un po’ irritanti, e saranno pure grandi amici ma la maggior parte del tempo si prendono a spintoni e cazzotti. Volano insulti a raffica. Sicuramente scherzano, ma a volte ci vanno giù pesante. Ad ogni modo, questo era prima, e ora è ora. Sarà per colpa della botta in testa, ma Chase non riesce (o non vuole) più tenere il passo con questa gente. Chase non è più quella persona, anzi, meglio, Chase, ha scelto di non voler essere più quella persona.

Un cambiamento che non convince del tutto Shoshanna Weber, sorella di Joel. Chase è il nemico. Il suo posto è nella squadra di football, insieme agli altri palestrati, ne è convinta Shoshanna. Invece, su invito di Brendan è entrato a far parte del video club della scuola.

Chase si occupa delle interviste per l’annuario, anche se gli intervistati sembrano sempre a disagio (forse si aspettano tutti di essere smutandati e poi di essere chiusi nell’armadietto più vicino). Continua a svolgere il suo lavoro alla casa di riposo di Portland Street, in seguito alla condanna a svolgere lavori socialmente utili, anche se è stato esonerato in seguito alla caduta, perché è una delle poche cose che lo fanno sentire orgoglioso di sé. Lì incontra il signor Solway un uomo solo, burbero e deciso a macerarsi nella sua infelicità. Da giovane aveva combattuto nella guerra in Corea e aveva persino ricevuto la Medaglia d’onore, che ora non ricorda più nemmeno dove ha messo, ma questo fatto, secondo lui, non lo rendeva migliore di un sacco di altri uomini.

In ogni storia ci sono almeno due punti di vista. E in questa storia ce ne sono anche più di due. Ci sono Shoshanna e Joel Weber, Aaron e Bear, Kimberley e Brendan Espinoza: ogni capitolo un nome, un punto di vista diverso.

Ma, se allora per una storia ci sono più prospettive, perché ci viene più semplice giudicare, anche con estrema severità tutto e tutti, anziché prenderci cinque minuti per ascoltare un’altra versione della storia? Il punto non è solo scegliere da che parte stare nello schieramento tra vittime e carnefici, ma riflettere sulla facilità che abbiamo ad appicciare etichette, ad attribuire ruoli con rigidi confini e la difficoltà, enorme, che invece abbiamo nel riconoscerci come parte di una comunità. Perché quando le vittime sono invisibili tutti sono colpevoli, non solo i bulli.

La cifra stilistica e il valore incommensurabile di questo racconto è l’ironia che conferisce leggerezza anche alle situazioni più angosciose e dolorose. Non è superficialità, ma leggerezza, cioè, come diceva Calvino, quella capacità di planare sulle cose dall’alto: Chase, Joel, Shoshanna, Brendan non vogliono più avere macigni sul cuore.

 

Che cos’è il bullismo?

Il bullismo è una forma di violenza, intenzionale e ripetuta, che sfrutta una situazione di disparità in forza della quale la vittima non riesce a sottararsi alle offese, rimanendo, così, isolata, umiliata, convinta che niente e nessuno potrà cambiare la situazione.
Sì, in sintesi, il bullismo, è una vera m***a, ma se vuoi puoi approfondire puoi farlo qui.

Ma il bullismo non riguarda solo la vittima ed il suo carnefice, riguarda tutti gli altri che dovrebbero attivare i sensori per capire ed essere consapevoli di ciò che sta accadendo. Senza minimizzare o giustificare perché “ai miei tempi non si facevano tutte queste storie”: se hai passato un’infanzia o un’adolescenza violente, infatti, non significa che anche altri/e debbano passare per lo stesso girone infernale. Anzi, sono sicura che anche tu ne avresti fatto volentieri a meno. No?

Come si combatte il bullismo?

La lotta al bullismo non si fa soltanto con premi di comportamenti virtuosi e punizioni esemplari. Perché la felicità, come dice Lavinia Costantino, arteterapeuta, insegnante di mindfulness e grande amica, non è un premio che arriva dall’esterno in base ai nostri risultati, ma un’attitudine che nasce dal cuore e riveste di senso ogni esperienza della nostra vita.
Al di là di ogni informazione e ogni teoria, ciò che fa la differenza è il cuore: ciò che vede, ciò che sente, ciò che ascolta e ciò che dice.

Impariamo, allora, a promuovere punti di vista diversi per prevenire i conflitti. Impararemo ad accorgerci che le nostre fatiche sono anche quelle degli altri, sono le fatiche di tutti e tutte.
Evitiamo di etichettare, stigmatizzando i cattivi e rendendo i buoni delle creature tanto sante quanto irraggiungibili: siamo tutti/e abitati/e da luci e ombre perché le emozioni hanno una gamma talmente ampia di sfumature che spesso non è possiblie un’interpretazione univoca.
Promuoviamo l’ascolto per fare pace con le emozioni. Accettazione di sé, gentilezza e compassione possono sostenerci anche nei momenti più difficili.

Cosa aspettarsi da questa giornata?

Più che di obiettivi, qui, vorrei parlarti di intenzioni: non è tanto cosa vogliamo ottenere, ma perché lo vogliamo ottenere.
L’obiettivo si concentra su cosa manca, mentre l’intenzione fa leva sulla motivazione, sulla spinta interiore che ci muove lungo un certo percorso, su qualcosa, in altre parole, che è già dentro di noi.
E la felicità non è un obiettivo, né un luogo da raggiungere, ma è già qui, come una bussola ad orientare il nostro percorso.
La mia intenzione, allora, è quella di proporti un percorso, attraverso due letture, che offrono punti di vista diversi, promuovono l’ascolto e l’accettazione di sé, la gentilezza, la compassione.

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