Roald Dahl è senz’altro uno degli scrittori di romanzi per ragazze e ragazzi più apprezzati al mondo.
Le sue storie sono spesso il ponte tra gli albi illustrati e la narrativa a capitoli o i primi passi nella lettura autonoma, come Furbo, il signor Volpe, Agura Trat, Il coccodrillo enorme, Io, la giraffa e il pellicano.
Molti dei nostri ricordi di adulti lettori o lettrici sono legati alle avventure, ai colpi di scena, a quell’ironia (che non manca mai nemmeno al massimo della tensione), dei suoi romanzi, come Matilde, Il GGG, James e la pesca gigante, Le streghe.
Ma perché ancora oggi, un uomo nato nel 1916, riscuote tanto successo tra i bambini e le bambine?
Per il ritmo incalzante, per il lessico ricercato che appare buffo, ma così attraente, per le svolte imprevedibili e sorprendenti. Certo, è per tutto questo.
Ma, soprattutto, perché Dahl è sempre, dichiaratamente e partigianamente, dalla parte dei bambini e delle bambine, contro ogni forma di sopruso o ingiustizia perpetrata ai loro danni da adulti stolti o ottusi, prepotenti o egoisti.
Irriverente e tremendamente realista non gira lo sguardo dall’altra parte davanti alla povertà, all’abbandono, alla morte: spietato nei giudizi, apre sempre alla possibilità di riscatto.
Roald Dahl fa gioco di squadra perché il suo sguardo sul mondo e sugli esseri umani è ricco di ironia, speranza, giustizia. Proprio come quello dei bambini e delle bambine.
Te ne parlo oggi perché, è notizia di qualche giorno fa, l’editore britannico dei libri di Dahl ha deciso di modificarne i testi per renderli più compatibili con le sensibilità di oggi.
In breve, si tratta di parole (come l’aggettivo fat, “grasso”) o espressioni, in altri casi il testo è stato rimaneggiato in maniera più estesa. Se vuoi approfondire puoi farlo qui.
Modifiche che però sono state duramente contestate e criticate da giornali, scrittori e lettori di tutto il mondo che ritengono, a ragione, che in questo modo l’opera di Dahl sarebbe stata tradita e censurata. Ho letto il punto di vista di autori e autrici e sono rimasta colpita dalla riflessione di Laura Imai Messina, dal confronto tra Bruno Tognolini e Davide Morosinotto. Ho approfondito la questione grazie al contributo di Maria Polita e di Giovanna Zoboli.
Ed è proprio questa la cosa bella: ricercare nel pluralismo delle fonti la possibilità di farsi un’idea propria. Un’idea libera e consapevole. Censurare arbitrariamente decidendo cosa sia opportuno o meno leggere, purtroppo, è l’esatto opposto. Cancellare dalla lingua dei libri insulti o offese non li fa sparire dalla realtà. Serve che la realtà si spieghi, non che si nasconda.
Mettere le mani su un’opera d’ingegno e di intelletto di qualcun altro per modificarla, ancorché con il consenso degli eredi (occhio a quello che scrivete nei testamenti), è illegittimo.
Un esempio di deepfake, come fa notare Federica D’Alessio: cioè mettere in bocca a un autore cose che non ha mai detto, senza che possa ribellarsi.
Farlo, utilizzando la bandiera dell’inclusione per celare un maldestro tentativo di sfruttamento dei diritti (sì, Dahl è una macchina da soldi che ogni anno tra film, copie vendute, royalties, diritti ceduti in giro per il mondo genera milioni di introiti in favore di figli e nipoti), è vergognoso.
Il punto però è un altro ed è il riconoscimento della letteratura per l’infanzia come letteratura. Lo sai che i corsi accademici dedicati alla letteratura per l’infanzia stanno quasi esclusivamente nelle facoltà legate alla formazione? Eppure, nel curriculum di chi si prepara a diventare insegnante lo spazio per la letteratura è ancora molto poco, o inesistente addirittura.
Che idea dell’infanzia sottende, tutto ciò? Quella di una letteratura di serie B, agganciata a doppio filo agli scopi educativi, non pensata direttamente per il bambino lettore o la bambina lettrice, ma per l’adulto di riferimento.
Le fiabe sono prove per il cuore: il cuore ama giocare, assumere travestimenti, prendere sembianze, ed è sportivo. Gli è congeniale ogni ginnastica, sa disporsi a ogni forma di libertà e di disciplina. È un maratoneta e un tuffatore provetto. Uno spericolato saltatore, un acrobata sopraffino, conosce tutti i gesti della danza e della lotta.
Io voglio continuare ad allenare il mio cuore alla danza, ma anche alla lotta. Per questo ho firmato la petizione lanciata dallo scrittore Pierdomenico Baccalario e per questo continuerò a leggere e proporre i libri di Roald Dahl in libreria. Sempre e per sempre dalla parte dei bambini e delle bambine.